lunedì 25 marzo 2013

La parabola del buon asfaltatore

Esistono momenti in cui si conosce già cosa dire, prima ancora che venga posta una domanda. 

Ora come ora sono all’oscuro anche del contesto, perciò le parole non solo non mi escono di bocca, ma non vengono nemmeno concepite dal cervello.Questo è il ramo innocente dell’ignoranza, quello giustificato dalla giovinezza e dalla sorte che non ti ha mai presentato, nel bene o nel male, simili esperienze.

Maledetto sia il giorno in cui l’uomo, voglioso di affrontare la sua sprovvedutezza, decide di riempire i buchi della sua conoscenza in modo non omogeneo, creando così una strada con impensabili dislivelli. Parlo della parabola del buon asfaltatore.


Prendiamo in esempio un’anonima via cittadina che presenta innumerevoli buche; l’asfaltatore sprovveduto rifarà la strada da capo stendendo un sottile ed omogeneo strato d’asfalto su tutta la via; il risultato sarà una strada innalzata di qualche centimetro con le buche mimetizzate, ma ancora esistenti. Il buon asfaltatore, invece, provvederà prima a riempire i vari intoppi e, solo in un secondo momento, stenderà uno strato omogeneo d’asfalto su tutta la via in modo da allineare e rendere migliore la strada.

mercoledì 20 marzo 2013

Lei e Lui


Io sono un ragazzo normale, per questo non piaccio alla gente. Nessuno riesce a trovare un epiteto da affibbiarmi, nessuno riesce a infilarmi in un boccia e a metterci  sopra un'etichetta. E' come se le persone venissero soffocate dalla mia semplicità: vanno in panico, annaspano alla ricerca di un'imperfezione, di un segno che mi possa contraddistinguere, di una linea spezzata che rompa il cerchio della mia immagine. Tutto questo per cosa? Per sentirsi più normali di me.

Ho trentadue denti, cinque dita per mano e per piede; due occhi, capelli della lunghezza giusta e in quanto a centimetri sono nella media; persino il naso è diritto. Non sono particolarmente bello, non ho caratteri o fisionomie che possano colpire: sono normale in ogni mia parte, rappresento la speranza matematica dell'umanità, la media ponderata, la banalità.


Anche lei è una ragazza normale, ma di una normalità che paralizza piuttosto che soffocare. Lei…. Lei sa amare. Una caratteristica di tutti, no? Tutta l'umanità è un grande abbraccio di colori e forme diverse, un intreccio di idee, di mani e di pantofole.

No. Lei non è normale. Lei paralizza le persone perché fa capire loro quanto siano vuoti, ordinari, anonimi. Lei è pacata euforia accattivante, guerra disarmante, cuore che batte. È un colore nuovo. 

domenica 17 marzo 2013

mercoledì 13 marzo 2013

2004, 11 anni



Crudele è il mondo
     piacevole per chi sogna,
     si vendica il cuore
     per una vita sudicia e sporca.
     Brucia l’anima,
     si pente il sole,
     ormai è tardi:
     per amare bisogna sognare

Di una bolla 11enne

martedì 12 marzo 2013

Storia di una compagna di viaggio che sbagliò treno


Lei è andata a trovarlo per la prima volta.

Si sono conosciuti ad un meeting di aggiornamento della multinazionale per cui entrambi lavorano. Lui non voleva andarci, lei sperava di incontrare qualcuno.

Lo notò subito, appena arrivata in albergo. Sguardo assente, era seduto su una poltrona della hall e sfogliava senza interesse il programma della settimana. Capelli quasi rasati, mandibola importante, sopracciglia basse e occhi leggermente a mandorla.

La settimana volò, intrecciata a lui, alle sue labbra marmoree, alla sua pelle bionda, alla camicia sempre sbottonata. Non si erano fatti promesse, non si erano nemmeno parlati davvero, avevano finto di essere due innamorati su di una spiaggia.


Tornarono a casa; il cuore di lei non era ferito, ma leggermente graffiato, o scottato dal sole di una spiaggia estiva. Non resistette all'impulso di mandargli un SMS nonostante non fosse passata nemmeno un’ora da quando lo aveva salutato. Lui non le rispose fino al giorno dopo.

A giorni alterni continuavano a sentirsi. Lei gli scriveva, lui ogni tanto rispondeva. Gli facevano piacere i messaggi di quella ragazza bruna un po’ impacciata a letto, lo facevano sentire coccolato, quasi venerato.

Passò un mese, e lei decise di tornare su quella spiaggia.
Lui sembrò gradire l’idea.
Lei prese un aereo.
Lui la andò a prendere all'aeroporto. Arrivò con un’ora di ritardo. Diede la colpa al traffico.
Quando lo vide, lei si gettò tra le sue braccia ed in quel momento lui non fu più sicuro di voler stringere quel corpo a sé. Lei capì subito che non ci sarebbe stato il sole quel week-end, che non avrebbe trovato sabbia sul fondo della sua valigia.

Il week-end fu lento, sforzato come i sorrisi di lui, trattenuto come le lacrime di lei. Il sesso d’obbligo, le parole gentili di convenienza. Ancora una volta non si parlarono davvero. Ancora una volta lei gli mandò un SMS dopo essersi separata da lui. Lui rispose il giorno dopo. Lei gli scrisse una lettera. Lui le rispose con un sms: “hai ragione, qualcosa è cambiato”.

lunedì 11 marzo 2013

Tears free zone

Il comitato di valorizzazione delle lacrime a deciso di indire un'assemblea per discutere della censura morale delle lacrime.

La parola al presidente signor professor G.

"Cari associati, sono tempi duri per le lacrime pubbliche. Le persone preferiscono disperarsi il luoghi appartati, nascosti dai riflettori.
Ma le lacrime sono un bene comune ed è compito nostro fare di tutto per valorizzarle. Le lacrime stanno diventando un tabù, signori. È inutile evitare il problema: è giunto il momento di affrontarlo!
I colleghi del CVS (Comitato per la Valorizzazione dei Sorrisi) possono vantare supporter e pubblicità ad ogni angolo: la gente sorride senza vergogna, in ogni situazione ed in ogni luogo.
Per noi, signori associati, il compito sarà più arduo, per questo chiedo uno sforzo creativo a tutti voi”

Associato signor L.

“Cari colleghi. Io propongo una campagna di sensibilizzazione al pianto, a partire dalle scuole elementari: le nuove generazioni devono capire che piangere è null’altro se non una pulsione primaria dell’individuo ed in quanto tale va assecondata senza timor di giudizio”

Associato signor N.

“Con tutto il rispetto per il fratello L., mi permetto di dissentire in quanto il pianto è già di suo un’azione sensibile. La campagna dovrebbe essere a mio avviso, di desensibilizzazione, affinché il pianto assuma solamente una parvenza esteriore, affinché diventi solamente un mezzo di comunicazione!”


Associato signor P.

“Amici miei, non dimentichiamo che le lacrime sono quasi sempre l’epilogo di una situazione spiacevole e sebbene sia nostro compito valorizzarle, non possiamo auspicare all’infelicità del nostro popolo. Una campagna di desensibilizzazione sarebbe controproducente poiché volendo valorizzare le lacrime, dobbiamo dare lo stesso con il significato che celano al loro interno, ovvero il dolore e la disperazione”

Associato signor R.

“E quindi, colleghi, come far sì che la gente pianga senza ritegno, senza paura di trascinare altre persone nella loro tristezza?”




Associato signor T.

“Tears Free Zone. Istituiamo delle zone pubbliche ove i nostri concittadini possano felicemente versare le loro lacrime, sapendo che non saranno né derisi, né consolati, ma solamente rispettati nella loro disperazione”

Lacrime.





domenica 3 marzo 2013

Kindness


Cari lettori,
la gentilezza è una degli ingredienti che amo più usare nelle mie ricette. Bisogna fare però attenzione a reperirla nei luoghi giusti. Non sto parlando della marca che scegliete: è l’ingrediente stesso ad essere ottimo, quindi non importa da chi sia stato prodotto, ma come viene presentato.

In alcuni negozi l’ho trovata nei piccoli ripiani prima della cassa. Questa gentilezza era tentatrice, stuzzichevole, ma evidentemente non necessaria: seppur ben esposta, era chiaramente venduta solo per ricavarne denaro.
Nell’iperstore sotto casa mia la gentilezza ha uno scompartimento a lei dedicato. Cento metri di scaffali pieni di gentilezza, delle marche più disparate, dalle confezioni colorate piene di slogan invitanti. Così tanta gentilezza tutta assieme è sin noiosa, e risulta melensa.
Al mercato la gentilezza viene esposta con molta sobrietà tra gli altri articoli: la trovate tra la quotidianità e l’abitudine.

E quindi vi dicevo che è il mio ingrediente preferito, che non importa dove è stato prodotto, ma come viene presentato. Non vi ho, però, detto dove trovare sempre un prodotto di qualità. Devo ammettere che molto spesso mi sorprendo dei luoghi in cui la trovo. Ieri sera, per l’appunto, l’ho trovata al bancone di un bar in un complimento che non era esposto vicino ai preservativi, ma vicino ad un sorriso. Qualche mese fa alla stazione, in una mano che mi ha portato una valigia pesante senza chiedermi soldi dopo averlo fatto. L’anno scorso in un consiglio dalla confezione gialla, accanto alla corsia del riso.

Dopo aver reperito l’ingrediente potete sbizzarrirvi ad utilizzarlo in ogni ricetta, in quantità a piacere e nelle modalità preferite. Non dimenticatevi però che è necessario conservarne un pizzico e spolverarlo nell’aria prima di servire il piatto, cosicché altre persone riescano ad utilizzarla nelle loro ricette.

HappyCook

Diventa un lettore attivo! Invia consigli, ricette e le foto dei tuoi piatti alla redazione: happycook@email.it