martedì 30 aprile 2013

Calore


Sarebbe bello viaggiare inseguendo l'Estate.
Giocandoci assieme,
rincorrendola, magari acchiappandola
e viverla.

Odore dolciastro di capelli bagnati,
Ruvida la pelle, morbide le labbra.

E la testa si fa aria,
i piedi dondolano quando mi siedo,
mentre annego in una bolla di sapone che
oggi è blu.


 


lunedì 22 aprile 2013

Undici come settantasette

Un uomo sul ciglio della strada


Erano le 19.30 di un giovedì di metà Maggio. I raggi del sole parevano assonnati e si stavano pian piano coricando sul mare che li rifletteva in modo sempre meno intenso. L’aria, il cielo, le rade nuvole e l’asfalto sapevano d’estate: un odore caldo e morbido, come quello del gelato sciolto.


Quel giorno ero uscita di corsa per portare Leila a spasso. Leila era una splendida bassottina di 11 anni, una cagnolina da poco entrata nella terz’età. Nonostante potesse vantare così tanti anni di esperienza, ogni volta che andavamo a passeggio dimostrava l’entusiasmo di una lumachina che per la prima volta mette la testolina fuori dal guscio. Leila era intenta a cerare il cespuglio perfetto dove lasciare un regalo fatto in casa, quando la mia attenzione si posò su un uomo che stava suonando una chitarra giocattolo sul ciglio della strada. Non avrei saputo dargli un’età: avrebbe potuto avere 25 anni come 50, o anche di più, o forse di meno. Era come se quell’uomo non subisse l’influenza del tempo, come se fosse immune al suo scorrere ed al suo procedere. Era come Leila. Era un uomo di 77 anni con la spensieratezza e l’innocenza di un bambino di 11. Sorrideva e suonava note che non esistevano; a volte canticchiava, ma senza mai parlare, senza parole. Regalava il suo entusiasmo ai passanti e tra questi c’era chi lo derideva, chi gli lasciava qualche moneta, chi faceva finta di non vederlo e chi sorrideva. Io appartenevo a quest’ultimo gruppo. Il mio sorriso celava invidia e compassione. Lo invidiavo perché aveva 11 anni e lo compativo perché ne aveva 77. Le giornate per lui dovevano essere lunghe e senza fine come quelle dell’infanzia, ma anche corte e sempre più affannosamente vicine alla morte come quelle di un anziano. Quell’uomo aveva sospeso il tempo e ci stava giocando assieme. Quell’uomo aveva vinto la battaglia che ogni individuo è condannato a perdere. Quell’uomo aveva superato i limiti umani dettati dallo spazio temprale, ne era al di fuori. Quell’uomo abbracciava ogni ora.

Tornando a casa il mondo mi parve piatto ed i miei passi terribilmente rumorosi, insopportabili. Quella sera feci ogni cosa con una calma che non ricordavo di possedere. “Rallenta” ripetevo a me stessa. “Rallenta fino a fermare il tempo”.


Passarono giorni, forse mesi o addirittura anni. Fuori c’era la neve, ma non ricordo se quella fitta e fredda dei mesi invernali o se quella leggere, fatto di polline, che danza nell’aria in Maggio.  Ero uscita di casa per portare a spasso Tommy, un alano di pochi mesi, tutto pelo e popò. Mentre Tommy cercava l’angolo giusto in cui lasciare un po’ della sua materia prima, la figura di un uomo rubò la mia attenzione. Subito non lo riconobbi; era così diverso, triste e senza chitarra, sul ciglio della strada. Aveva gli occhi vuoti, aveva 77 anni. Anche lui aveva perso, si era lasciato inghiottire dal tempo e ora correva insieme a tutti gli altri, insieme a me. Mi avvicinai a lui, non gli sorrisi. Gli lasciai Tommy, un alano di pochi mesi, e me ne andai, correndo.

martedì 9 aprile 2013

Mostri



Che cos’è un mostro se non un essere fuori dal comune, un prodigio, un portento. Qualcosa a cui non si è abituati, a cui non si è preparati; qualcosa che supera l’immaginazione della più fervida mente. La storia è piena di mostri : il "Mostro di Rostov", il "Mostro di Milwaukee" ed il "Mostro di Marcinelle”. Criminali, assassini che violano i più radicati tabù, dalla sessualità al cannibalismo. Maniaci, pazzi che non si fermano davanti a niente e vedono nel buio, e nel buio si nascondono, si muovono. E dall’oscurità passano alla bocca della gente e diventano brutti, assumono centinaia e migliaia di identità, forme, nomi e di bocca in bocca, fanno sempre più paura, terrorizzano comunità sempre più grandi, diventano protagonisti delle storie più agghiaccianti.

Ma i mostri sono anche quelli delle fiabe, quei personaggi buffi ed un po’ bruttini  che venivano sempre sconfitti dai buoni all’ultimo secondo. Sono gli emarginati, le persone sole che non trovano amore nel prossimo e per questo riversano tutto il loro odio fino a quando una principessina dai capelli castani e dagli occhioni luccicanti non si innamora di loro, fino a che una bella non si innamora di una bestia.


Ma che cosa succede se una bestia rimane sola? La bestia diventa un mostro ed il mostro si prende quello che non ha. Il mostro si prende l’amore nelle notti d’estate.